mercoledì 9 aprile 2008

Percorso fotografico della mostra “Se queste mura potessero parlare”

Henri Ollivier

Cymbalaria, Centrantus et autres étoiles…

‘’Se queste mura potessero parlare'' ci racconterebbero della passione di Federico II per l'astronomia e della polvere di stelle che si deposita in fondo alla cisterna del Castello.

Cymbalaria è certamente una costellazione vicina alla Lira, Centrantus ruber probabilmente una ‘’nana rossa‘' e Bellis perenis, senza dubbio un'altra stella del Pastore.

Quattro colonne concave in zinco celano i nomi latini di queste piante che abitano i muri dimenticati come se tratteggiassero una mappa di stelle, affiancate ad uno specchio d'acqua circolare diviene oggetto di scambio tra gli artisti dell'esposizione. Ciò che mi affascina in esse è che ci inducono ad osservare il suolo con grande intensità, così come ad alzare gli occhi per scoprirle nei posti più improbabili.


Henri Olivier
Cymbalaria, Centranthus et autres étoiles… , 2008

Installazione site specific
3 Colonne di zinco ossidato
h. 600 x 26 x 12
Specchio d’acqua,Zinco e bitume

Diametro 4 m.

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Elisa Laraia

“Intimacy”

Da una delle possibili etimologie della Cymbalaria, il rullo di un tamburo accompagnato dalla mia voce accoglie il visitatore all’ingresso principale del Castello, la figura del fruitore, dunque, viene collocata al centro dell’opera infatti i fruitori potranno prendere nelle loro mani piccoli specchi per specchiarsi in maniera intima e dare poi il via agli incroci con la superficie d’acqua dell’opera di Henri Olivier e con le altre opere, fino al grande specchio che riflette una lama a forma di uncino che reinventa il pistillo della Cymballaria.

Gli specchi riflettono, dunque, le prospettive visive del castello, ribaltandone l’interno all’esterno e viceversa, e i frammenti delle altre opere esposte, con l’obiettivo di creare mille tensioni in un universo di scambi, nel quale trovare la possibilità di osservarsi e di comunicare.


Elisa Laraia
Intimacy, 2008
Installazione site specific
1 Specchio 240x105 cm,
Lampadine
Impianto elettrico
5 specchi 30x20 cm
Scultura in ferro,
200x100 cm
Intervento sonoro in esterno Antonello Bellini ed Elisa Laraia
5 minuti percussioni e voce

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Alessandra Montanari

Ephemeral wall

Le memorie sono labili, si sgretolano nel tempo, si sfaldano e si disfano fino a che ne rimangono solo tracce, frammenti.

Nascono da piccoli indizi: una mano che sfiora e che accarezza, un sussurro, una risata, un pianto, un grido, un colpo, uno scoppio… piano piano crescono, diventando edifici della nostra conoscenza, pietra dopo pietra, ricordo dopo ricordo, s’innalzano.

Crescono e al tempo stesso cominciano a consumarsi, a perdere consistenza.

Si creano crepe nella struttura, che diventano sempre più profonde, qualche parte crolla, mentre altre continuano a crescere.

Sono organiche, seguono un proprio ciclo di vita e di morte.

Anche se a un certo punto tutto sempra scomparso per sempre, rimane qualcosa di quella struttura di ricordi, alcuni piccoli frammenti, che, come semi sono pronti a dar vita a nuove costruzioni, a nuove memorie.


Alessandra Montanari
Ephemeral wall, 2008
Installazione Site-specific
performance

mattoni gelatinosi di agar-agar su supporti in plexiglas, specie vegetali.

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Silvio Giordano
Green Day

“Green Day” nasce dai suggerimenti di G. Sermonti, contenuti nel testo “Le Fiabe dei Fiori”, secondo cui il termine Cymbalaria deriverebbe dal greco kymbè, che significa barca. Per tale motivo è diventata simbolo di pianta psicopompa evocando al contempo l’allegoria dell’accompagnamento delle anime dei morti nell’aldilà.

L’installazione si presenta come una grande effervescenza nera che fuoriesce dalla terra. L’involucro misterioso assume le sembianze di un bio-organismo da cui sbucano grumi di teschi privati di denti e di mascelle privi di aggressività e ferocia. La scultura rappresenta simbolicamente il rigetto da parte della terra di qualcosa di oscuro nascosto nelle viscere dello spirito dell’uomo. L’ammasso putrescente rappresenta anche il petrolio estratto dalla terra di Basilicata. L’oro nero che può portare ricchezza, ma rischia di creare un paesaggio decadente e vuoto.


Silvio Giordano
Green Day, 2008
Installazione site specific
poliuretano espanso rigido,
dimensioni variabili

da 170x170x100 cm

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Claudia Gambadoro

Inner landscape

Se queste mura potessero parlare racconterebbero storie senza fine.

Storie che si tramandano nei secoli, racconti da genitori a figli.

Immagino la Cymbalaria che si nutre dell’humus della memoria, la sua procreazione finalizzata al racconto; la immagino entrare negli interstizi, rubare segreti e farne linfa per rinascere. Entrare ed uscire dalle mura per nutrirsi di vita altrui.

Cymbalaria muralis: segreti custoditi gelosamente dentro un calice, nascosti in un muro, riportati alla luce in un nuovo essere, dentro un nuovo calice… calice che raccoglie memorie. Inner landscape è una “stanza segreta” in cui ancora possiamo assaporare i ricordi di quei gran banchetti di corte che ogni sera, all’imbrunire, chiudevano il giorno. Il calice diventa un modulo, mattone che innalza pareti esso stesso custode di storie. 365 calici per ogni giorno vissuto, i calici contengono semi, rumori del passato riecheggiano da dentro.. Una nostalgica principessa ancora vaga tra le mura del castello, alla ricerca della vita perduta…


Claudia Gambadoro
Inner landscape, 2008
installazione site specific
365 bicchieri, semi
installazione sonora

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Marco Di Giovanni

Autoritratto rampicante

Durante la durata dell´inaugurazione resto seduto (rampicato) sullo spessore delle mura su cui affaccia la finestrina gotica. Sono scalzo e cavi elettrici mi escono dai jeans (segno del rampicare). Uno dei cavi finisce dentro un mio vecchio sdrucito giubbotto di pelle e poi dentro i miei anfibi (unica calzatura indossata nell´ultimo anno), l´altro va alla presa elettrica piú vicina agli oggetti. Il giubbotto è vuoto eccetto che per la "panza"; da una rottura della zip si vede all´interno della terra, ma sembra al di sotto del livello del suolo su cui si sta camminando. Uno degli anfibi è riempito di terra, nell´altro c´è una visione "olografica" di un pianeta terra lontano (origine del rampicante).


Marco Di Giovanni
Autoritratto rampicante, 2008
Installazione site specific
Performance
cavi elettrici, anfibi militari, giubbotto di pelle, lenti d´ingrandimento, terra, lampadine.
Dimensione ambiente






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