Vito Riviello si è spento a Roma, sua città elettiva, a cui era giunto da Potenza, dove era nato nel 1933.
Dedico a lui, che tanto ha dato alla poesia lucana, questi versi che tanto devono al suo stile.
Vito si avvitava alla vita,
mentre con occhi a periscopio
scrutava il mondo nella marea del tempo,
con l'acutezza visiva del poeta
e del saggio che conosce i termini
del viaggio di andata e ritorno
da ogni dove e quando, esercitando
il dovere e il godere di stare
nel mondo, dalla poltrona del corpo.
Vito si è svitato dalla vita
per necessità improrogabili altrove,
ma gli occhi riversi dai versi
lanciano per sempre acuti riverberi,
lumina che aprono feritoie
"da cui si guardano
le proprie ferite
escoriazioni lessicali,
e sintagma che bolle
s'affigge nelle bolle
verpertine delle paralisi."
Lampi di ludica intelligenza
fonica ed etica ed estetica
ed antitetica, dentro le rotte
raggiunte a tutta via partendo
dal suo Rome parking, con allusivi
rimandi ai comuni condomìni
dell'esistere dentro e fuori.
Evito, dunque, di dire addio a Vito,
l'incontro, infatti, sulla scala
condominiale, mentre ce ne andiamo
sopra e sotto, io portandomi dietro
il bar del paese, lui per sempre
sulle vette dell'Himalaya.
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